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Con l’aumento dei tassi di interesse deciso dalla BCE, sono tornati ad essere apprezzati i BTP italiani a media e lunga scadenza, che a seconda della durata e del periodo possono offrire rendimenti superiori al 4%, con il vantaggio di essere facilmente accessibili e di avere una tassazione sui guadagni più bassa al 12,5%, invece del 26%.
Sono passati i tempi dei Bot people, in cui negli anni ’80/90 soprattutto i neofiti del risparmio sceglievano i bond italiani in massa, ma il ritorno dell’interesse è testimoniato dal successo dei collocamenti del BTP Valore, del BTP Green e di quello legato all’inflazione il BTP Italia.
I BTP possono rappresentare un’interessante opportunità, ma è importante conoscerne rischi e caratteristiche, con rendimenti di solito superiori ad altri Titoli di Stato come i BOT (che possono essere acquistati all’asta risparmiando sulle commissioni) che sono di durata inferiore.
Analizziamo i motivi per includerli in portafoglio e quali scadenze privilegiare.
I Buoni del Tesoro Poliennali (BTP) sono titoli di Stato emessi dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, sono uno strumento di investimento popolare tra gli investitori italiani, sia per la loro sicurezza che per il rendimento potenziale.
Hanno una durata di almeno 3 anni emessi dal Tesoro italiano, e sono considerati investimenti a basso rischio poiché sono garantiti dallo Stato italiano e offrono un rendimento fisso.
Questi titoli sono importanti per il governo italiano poiché rappresentano una fonte di finanziamento per il debito pubblico e per gli investitori perché offrono un’alternativa sicura e stabile rispetto ad altri investimenti più rischiosi.
I BTP presentano alcuni elementi interessanti:
È però importante valutare alcuni rischi:
Il credit default swap (CDS) è uno strumento finanziario derivato che offre una protezione contro il rischio di default di un’obbligazione. Il CDS è un contratto tra due parti: Il venditore della protezione riceve un premio periodico dall’acquirente e si impegna a compensare l’acquirente per qualsiasi perdita subita a causa del default dell’obbligazione.
Il prezzo del CDS è espresso in punti e rappresenta il costo annuo della protezione, se un certo giorno l’assicurazione dal fallimento sui bond italiani è a 100 punti base, significa che l’assicurazione sul default dello Stato costa l’1% dell’investimento nel titolo. Qui possiamo vedere l’andamento nel tempo e il valore attuale.
Rischio di default
Il rischio di default è il rischio che lo Stato italiano non sia in grado di rimborsare il capitale o pagare gli interessi sui BTP in scadenza. Secondo le agenzie di rating, il rischio di default dello Stato italiano è relativamente basso, e il prezzo del CDS può essere un indicatore utile per valutare il rischio di default percepito dal mercato.
Visto che la durata dei BTP può variare da 3 a ben 50 anni, è utile capire come incide sui rendimenti la cosiddetta curva dei tassi d’interesse, che rappresenta la relazione tra il rendimento offerto da un titolo di Stato e la sua scadenza.
In genere, i tassi d’interesse sono più elevati per le scadenze più lunghe, ma questo non sempre è vero.
La curva dei tassi può assumere diverse forme, tra cui:
Su questo sito si possono vedere i rendimenti su tutte le scadenze, brevi, medie e lunghe e fare le opportune valutazioni.
Analizzare la forma della curva
Le scadenze brevi dei BTP (fino a 3 anni) offrono rendimenti inferiori rispetto alle scadenze più lunghe, ma sono meno esposte al rischio di tasso d’interesse. Sono adatti agli investitori che cercano un investimento a basso rischio e a breve termine. Quelli di durata 1 anno o inferiore sono invece chiamati Bot.
Le scadenze medie dei BTP (da 3 a 10 anni) offrono rendimenti più elevati rispetto alle scadenze brevi, ma sono più esposte al rischio di tasso d’interesse. Sono adatti agli investitori che cercano un equilibrio tra rischio e rendimento.
Le scadenze lunghe dei BTP (oltre 10 anni) offrono rendimenti più elevati rispetto alle scadenze brevi e medie, ma sono più esposte al rischio di tasso d’interesse e di inflazione.
Sono adatti agli investitori che cercano un rendimento elevato e che sono disposti ad accettare un rischio più elevato.
Proteggono i rendimenti reali dagli aumenti di prezzo, ma sono di solito meno liquidi ed essendo il loro rendimento legato all’inflazione è difficile prevederne l’andamento nel futuro.
Il rating dei BTP italiani è attualmente “BBB” per tutte e tre le principali agenzie di valutazione del credito, Standard & Poor’s, Moody’s e Fitch, che li classificano come titoli “investment grade”. Tuttavia, il rating dei BTP italiani è stato soggetto a downgrade nel corso degli anni, in particolare durante la crisi del debito sovrano europeo del 2011-2012.
Un downgrade del rating dei BTP italiani potrebbe comportare un aumento del rendimento richiesto dagli investitori per detenere i titoli, il che a sua volta potrebbe portare a una diminuzione del prezzo dei titoli.
Inoltre, un downgrade del rating potrebbe rendere più difficile per il governo italiano accedere ai mercati dei capitali a condizioni favorevoli.
Se inseriti in portafogli diversificati, i BTP di medio periodo possono rappresentare una buona opportunità di reddito, a patto di accettare un certo livello di rischio paese.
Gli investimenti in BTP possono offrire vantaggi in termini di sicurezza, rendimento potenziale e diversificazione del portafoglio. Tuttavia, gli investitori dovrebbero essere consapevoli dei rischi associati a questi investimenti, come il rischio di tasso d’interesse, il rischio di inflazione e il rischio di liquidità. La scelta della scadenza dei BTP dipende dal profilo di rischio dell’investitore e dagli obiettivi di investimento.
Scopri i motivi per cui includere i BTP italiani in un portafoglio titoli, i rischi da considerare e le scadenze più indicate in base al rapporto rischio/rendimento.